Era il 1° febbraio 1920 quando la tranvia Affori-Varedo venne prolungata al nosocomio di Mombello: una delle strutture psichiatriche più vaste d’Europa che, al massimo della capienza, arrivò a ospitare oltre 3 mila pazienti, fra i quali anche il figlio illegittimo di Mussolini, Benito Albino, morto internato nel 1942[1].
Il Comune di Limbiate, in collaborazione con l’Associazione UTP (Utenti del Trasporto Pubblico) e con il Gruppo Storico della Fondazione ATM, ha voluto celebrare questa ricorrenza e di ciò dobbiamo essergli grati, in un tempo fatto di numeri, dove sembra impossibile fermarsi qualche secondo a guardare nostalgicamente il passato in cui affondano le nostre radici.
Un doveroso ringraziamento va anche al personale di macchina che si è adoperato affinché l’evento riuscisse al meglio, giacché il meteo ed il traffico veicolare non sono stati collaborativi.
La protagonista della giornata è stata l’elettromotrice Reggio Emilia 92, costruita nel 1928 dalle Officine Meccaniche Italiane di Reggio Emilia con equipaggiamento elettrico e carrelli del TIBB di Milano, riportata in livrea biverde nel 2017 in occasione della sua esposizione a Gorgonzola, l’ultima volta in cui la vedemmo fuori dal deposito di Varedo.
La vettura, come avvenuto nel 2015 in occasione del centenario della tratta Affori-Varedo quando era ancora in livrea arancio ministeriale, ha percorso la tratta tra il deposito, da cui è uscita al termine del rientro mattinale dei tram di linea, e il Municipio di Limbiate, dove è stata accolta dalla banda cittadina, dal Sindaco, Antonio Romeo e da moltissimi cittadini affezionati alla tranvia che da un secolo collega Limbiate al capoluogo meneghino.
Nella speranza che questo possa essere solo il primo di molti altri… lunga vita alla Milano-Limbiate!
[1] L’ospedale psichiatrico fu chiuso nel 1978 e, oggi, una parte dell’immensa area (Villa Pusterla-Crivelli, dove soggiornarono Ferdinando IV di Borbone, re di Napoli, e Napoleone Bonaparte, che la utilizzò come suo quartier generale) ospita l’Istituto Statale Agrario Castiglioni, un’altra la Casa di Cura Villa Bianca, mentre quella più vasta giace in stato di abbandono.